Esperienza, territorio e futuro: una scelta che guarda lontano

Dieci anni fa l’Ing. Antonio Giambuzzi lasciava la Odoardo Zecca per intraprendere nuove sfide. Oggi, dopo un percorso ricco di esperienze e crescita, torna a far parte della nostra squadra.

Abbiamo colto l’occasione per fare due chiacchiere con lui: un’intervista per raccontare il passato, il presente e il futuro di questo nuovo inizio.


Antonio, com’è stato per te varcare di nuovo la soglia della Odoardo Zecca dopo 10 anni?
È stata una grande emozione. Un po’ come tornare a casa dopo una lunga assenza.

Qual è stato il tuo primo pensiero appena rientrato?
Ho subito notato la foto del primo corso antincendio appesa all’ingresso della centrale… E ho pensato: “Ero davvero giovane! Meno chili, più capelli…”

In che modo l’azienda ti è sembrata cambiata rispetto a quando l’hai lasciata?
Ho trovato un’azienda molto evoluta dal punto di vista organizzativo, arricchita da nuove professionalità. Ma allo stesso tempo ho rivisto tanti volti familiari.

Cosa invece hai ritrovato di familiare, che ti ha fatto sentire subito “a casa”?
L’accoglienza dei vecchi colleghi. È stato bello ritrovare quel clima di familiarità.

Ci racconti il tuo percorso professionale in questi 10 anni?
Per sette anni ho ricoperto il ruolo di responsabile della manutenzione in una centrale a biomassa unica in Italia, che produce energia utilizzando la paglia, sottoprodotto della coltivazione del grano. Poi ho seguito la direzione tecnica della produzione e distribuzione elettrica alle Isole Tremiti, l’unico arcipelago dell’Adriatico.

Quale esperienza o competenza acquisita in questo periodo pensi sarà più preziosa per il tuo nuovo ruolo qui?
Le competenze manageriali sviluppate in contesti molto diversi tra loro. Credo saranno fondamentali per affrontare le sfide di un settore che, nei prossimi anni, dovrà dimostrarsi sempre più agile e affidabile.

Cosa ti ha spinto a tornare a lavorare con noi?
La possibilità di fare il lavoro che amo e per cui ho investito tanto, in un’azienda solida e profondamente legata al mio territorio. È stata una scelta naturale.

C’è un momento o un progetto a cui hai partecipato in passato alla Odoardo Zecca che ricordi con particolare affetto?
Se dico “i Trinum” qualcuno potrebbe non prendermi sul serio… ma chi c’era sa.

Come ti immagini il tuo contributo all’azienda oggi?
Voglio essere proattivo nell’individuare criticità e opportunità, in un contesto aziendale in rapida evoluzione.

Guardando alla crescita della Odoardo Zecca, cosa ti entusiasma di più?
Ho trovato un ambiente ricco di stimoli: professionalità in crescita, risorse giovani e fresche, e un team coeso.

Com’è cambiato, secondo te, il settore energetico o il contesto in cui lavoriamo, rispetto a dieci anni fa?
È diventato decisamente più complesso. Oggi è il mercato a dettare le regole, sia nella produzione che nella vendita, e le rinnovabili giocano un ruolo centrale, come un tempo facevano i grandi impianti tradizionali.

C’è un insegnamento che ti porti dietro da questi anni che vorresti condividere con i colleghi più giovani?
L’impegno è imprescindibile. Solo con costanza e determinazione si può davvero crescere.

Quali sono i tuoi obiettivi personali e professionali per questo “nuovo inizio”?
Creare subito un buon rapporto con i colleghi, per lavorare insieme in modo più fluido ed efficace.

Se dovessi descrivere il tuo ritorno in tre parole, quali sceglieresti?
Opportunità, futuro, flessibilità.

C’è un messaggio che vuoi lasciare ai colleghi, vecchi e nuovi, che ti accolgono in questa nuova avventura?
La collaborazione è l’unica vera strada per crescere. Coltiviamola insieme, e potremo arrivare lontano.

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