Dal Rugby in Carrozzina Abruzzo al raduno della nazionale

Veronica Gnessi: dal Rugby in Carrozzina Abruzzo al raduno della nazionale
Ci sono traguardi che nascono da un sogno personale, ma diventano patrimonio di un’intera comunità.
La convocazione di Veronica Gnessi al raduno della nazionale di Rugby in Carrozzina è uno di quei momenti che vanno oltre lo sport: racconta la forza di un’atleta, la crescita di un progetto e la visione di una squadra che, in pochi anni, ha trasformato la passione in un esempio concreto di inclusione.
Il Rugby in Carrozzina Abruzzo è oggi una realtà riconosciuta nel panorama nazionale. Un risultato costruito con dedizione, spirito di gruppo e una rete di sostegno che ha creduto fin dall’inizio nel potere dello sport come leva di cambiamento.
Tra coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo percorso, La Odoardo Zecca Srl ha scelto di essere presente, accompagnando la squadra nel suo sviluppo e promuovendo un modello di sport capace di generare valore sociale e territoriale.
In questa intervista, Veronica Gnessi racconta il suo cammino personale e quello della squadra, l’importanza del sostegno ricevuto e la consapevolezza che ogni risultato nasce dall’unione di energie e visioni condivise.

1. Veronica, la convocazione al raduno della nazionale è un traguardo importante. Qual è stato il primo pensiero quando hai ricevuto la notizia?

Avevo il cuore in gola e la testa piena di pensieri… è stato un turbinio di emozioni, ma non vedevo l’ora di catapultarmi in questa esperienza e assimilare il più possibile, per migliorare insieme a tutta la squadra.

2. Se guardi indietro, qual è stato il momento più significativo del tuo percorso sportivo fino a qui?

Il momento più significativo del mio percorso è stato incontrare Stefano ed entrare al palazzetto. Da quel giorno, sono lì da tre anni e non vedo l’ora di tornarci ogni volta.
La cosa divertente, a cui ancora oggi penso, è che la prima volta che sono entrata in campo avevo gli stivali! Scoppio a ridere ogni volta che ci penso.

3. Il rugby in carrozzina è uno sport che richiede forza, tecnica e soprattutto spirito di squadra. Cosa ti ha insegnato, dentro e fuori dal campo?

Mi ha insegnato tantissimo: che non sei sola, perché c’è la tua squadra, pronta a sostenerti, supportarti, incitarti e consigliarti.
Questo sport mi ha insegnato che nulla ti impedisce di raggiungere un obiettivo e che la mente è più forte di due gambe e due braccia.

4. Negli ultimi anni il progetto del Rugby in Carrozzina Abruzzo è cresciuto molto. Cosa ha permesso, secondo te, questa evoluzione?

Beh sì, penso che la nostra crescita sia merito di Stefano Gualtieri e di tutto il direttivo del Rugby in Carrozzina, che lavora incessantemente per far sì che questo sport resti accessibile a tutti.
Un ruolo importante lo ha anche il nostro mental coach, Domenico Maccallini, che ci sta aiutando ad approcciarci meglio tra di noi, come squadra e individualmente, a prendere coscienza della meravigliosa opportunità che rappresentiamo, non soltanto per noi ma anche per chi verrà.
Le amichevoli ci hanno poi permesso di confrontarci con atleti e giocatori di alto livello.

5. In che modo il supporto di aziende come la Odoardo Zecca Srl e degli altri sponsor ha influito concretamente sulla crescita della squadra?

Assolutamente sì. Grazie alla Odoardo Zecca Srl e agli altri sponsor abbiamo avuto la possibilità di crescere concretamente.
Con il loro supporto abbiamo potuto acquistare le carrozzine sportive: prima giocavamo con quelle da passeggio e questo ha migliorato enormemente la qualità degli allenamenti.

6. Spesso si parla di sport come strumento di inclusione. Qual è l’impatto reale che vedi ogni giorno, nella tua esperienza e in quella dei tuoi compagni di squadra?

Sono fortemente d’accordo: lo sport è uno strumento importante di inclusione.
Io, grazie al rugby, ho cominciato a lavorare molto su me stessa; ho acquisito più autostima e fiducia nelle mie potenzialità.
Tutti noi, attraverso questo sport, abbiamo raggiunto una maggiore consapevolezza di noi stessi, ognuno con una storia diversa ma con la stessa voglia di “essere”, anche e soprattutto fuori dal campo.

7. Durante gli allenamenti o le trasferte ci sono momenti che ti hanno fatto percepire davvero la forza del gruppo? Ce ne racconti uno?

Sì, è capitato poco tempo fa che alcuni giocatori, ad esempio Patrizio e Xhuljano, si fossero ammalati ma fossero comunque venuti all’allenamento.
Quando Stefano Gualtieri si è operato alla spalla, nonostante i bendaggi, il tutore e i dolori, era al palazzetto pronto per allenarci.
Ce ne sono tanti altri di episodi… come il 26 settembre, giorno della partenza: nonostante Andrea, un nostro giocatore, stesse male perché aveva la bronchite, si è comunque proposto di accompagnarmi in stazione.
Sono gesti che mi fanno capire quanto questo progetto sportivo stia crescendo, perché ormai è diventato parte di noi.

8. Il percorso verso la nazionale porta con sé anche responsabilità. Come vivi l’idea di rappresentare la tua squadra — e in un certo senso anche la tua città — in un contesto così importante?

In effetti sì, devo ammettere che ero un po’ ansiosa all’inizio. Poi ho capito che la cosa più importante era dare tutta me stessa, apprendere il più possibile per condividere poi con la squadra, ma soprattutto divertirmi ed essere me stessa anche in un evento così importante e unico.
Per quanto riguarda la mia squadra, so che è sempre pronta a sostenermi e viceversa. È grazie a loro se ho potuto essere presente al raduno.

9. Se potessi parlare ai giovani che non hanno ancora trovato il coraggio di avvicinarsi a uno sport, cosa diresti loro?

Di cogliere l’occasione e provarci. Io non avevo mai fatto sport prima, ero convinta di non essere portata.
Oggi sono quasi tre anni che gioco, e da quando sono entrata in campo non vedo l’ora di tornarci ogni sabato e correre su quella carrozzina.
Se non mi fossi buttata, non avrei mai avuto l’opportunità di partecipare al raduno.

10. Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi personali e quelli che speri per il Rugby in Carrozzina Abruzzo?

Ho tantissimi obiettivi. Come squadra, sicuramente quello di partecipare al campionato: non vediamo l’ora di esserci.
A livello personale mi piacerebbe arrivare in nazionale.
Spero che il Rugby in Carrozzina Abruzzo continui a crescere e a farsi conoscere il più possibile.
Siamo sempre alla ricerca di volontari e di nuovi giocatori: se vi va, vi aspettiamo ogni sabato al palazzetto di Cepagatti, dalle 10 alle 12. Siete i benvenuti!

11. C’è qualcosa che vorresti dire a chi, come la Odoardo Zecca Srl, crede in questo progetto e continua a sostenerlo?

Assolutamente sì. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente tutti coloro — come la Odoardo Zecca Srl — che hanno creduto e credono in Stefano Gualtieri, nel nostro meraviglioso progetto e in noi giocatori fin dagli albori, continuando a supportarci.
Un grazie anche a chi ci segue e ci sostiene sui nostri profili social (Facebook e Instagram) e ai nuovi sponsor che si sono uniti al progetto.
Speriamo, con il tempo, di raggiungere sempre più persone e sponsor, perché questa possa diventare una realtà condivisa da molti.
Il percorso di Veronica Gnessi rappresenta al meglio il significato profondo dell’impegno condiviso: quando passione, determinazione e sostegno si incontrano, lo sport diventa una forza capace di cambiare prospettive e costruire legami.
È anche per questo che Odoardo Zecca Srl continua a investire in progetti che promuovono inclusione, energia positiva e crescita del territorio, riconoscendo nello sport una delle espressioni più autentiche di coesione e valore umano.
Perché l’energia migliore — dentro e fuori dal campo — è sempre quella che unisce.

Menu